KELTIKA - NOVEMBRE 2004
La battaglia dei Menhir
A Carnac, in Bretagna, da più di tredici anni si lotta per la sopravvivenza di un antico luogo sacro
Da tempo non visitavamo la Bretagna, in passato tappa abituale nei nostri percorsi musicali e culturali. Da quando i famosi Menhir di Carnac erano stati recintati dal governo francese, resi inaccessibili ai visitatori, il luogo sembrava più triste e l'atmosfera che si respirava non era più la stessa. Ma due anni fa un richiamo inaspettato e irresistibile ci ha portato nuovamente in quelle terre, e l'incontro con i posti che tanto ci avevano segnato in passato è stato ancora una volta struggente e magico. Abbiamo così ripreso le visite periodiche ad un posto tanto importante per chi cerca testimonianze celtiche, e siamo venuti in contatto in maniera diretta con una lotta condotta in maniera appassionata dagli attuali Celti della Bretagna, trovandoci noi stessi coinvolti in prima linea in una battaglia per la sopravvivenza di antichi reperti e di un'antica cultura. La Bretagna è un luogo molto particolare: testimonianze archeologiche di un lontano passato si mescolano alla bellezza selvaggia della natura. Gli abitanti trasmettono calore e ospitalità; antichi riti pagani si incontrano irrazionalmente con i culti della religione cristiana. La musica bretone condisce il tutto con la sua guerresca e poetica melodia. La gente di Carnac ha sempre convissuto con gli allineamenti dei Menhir. Tracce di abitazioni gallo romane sono state trovate al Kermario, uno dei siti megalitici più importanti della zona, dall'archeologo James Miln nel 1877. Il villaggio del Menec, di epoca medievale, è stato costruito all'interno del cromlech omonimo. Al Kermario, secondo antichi documenti la "Petite Metairie" esisteva già nel 1440. Tutti questi insediamenti sono stati costruiti attorno ai Menhir, rispettandoli e senza distruggerne alcuno. Gli abitanti della zona conservano numerose leggende sugli allineamenti. Leggende che si legano alla figura del patrono di Carnac, St. Cornely, a metà fra la figura del druido e del sacerdote, figura conosciuta già nel 1326 e profondamente legata alla sopravvivenza di riti e tradizioni pre-cristiane. La leggenda racconta che St. Cornely, inseguito da un'armata romana, avrebbe trasformato i soldati in pietra creando così gli allineamenti di Menhir. Si racconta anche che i Menhir venissero usati per i riti della fertilità e per riti propiziatori. Riti di cui si ha traccia ancora nel 1880. Gli allineamenti di Menhir sono anche stati da tempi immemorabili testimoni della "Grande festa dei Menhir": musicisti venuti dai quattro angoli della Bretagna si riunivano presso i megaliti per far danzare le persone sulle arie tradizionali, secondo l'antica usanza dei Fest-Noz. Questa usanza si è protratta fino alla fine degli anni '80. I Menhir di Carnac sono migliaia, la maggior parte allineati in lunghi filari che si estendono per chilometri, formando un patrimonio che costituisce l'eredità di un passato lontano migliaia di anni, patrimonio già a suo tempo adottato dai druidi preistorici che lo ricevettero da un popolo sconosciuto, e ai giorni nostri conservato gelosamente da coloro che vantano una tradizione celtica, e che non si sentono francesi, ma orgogliosamente "bretoni". Per gli abitanti di Carnac, e per i bretoni in genere, il sito megalitico degli "alignements" di Menhir costituisce un riferimento spirituale e culturale. Da secoli gli abitanti erano abituati a celebrare in mezzo ai megaliti tutte le loro cerimonie principali, dai matrimoni ai funerali, dai battesimi alle investiture dei loro druidi. Le assemblee cittadine venivano convocate lì, tra i Menhir, e così pure le manifestazioni culturali, artistiche, religiose, mescolando fra loro antichi riti con culti moderni. Luogo di incontro e di passeggiate a contatto con la natura e con la testimonianza irreale di una tradizione arcaica. E in effetti l'aria che si respira in Bretagna è irreale e onirica. Ma dopo essere stati per migliaia di anni il riferimento spirituale e culturale degli abitanti della zona, nel 1991 il governo francese ha deciso che il sito megalitico doveva essere recintato e tolto all'utilizzo di chi lo aveva frequentato da secoli. Questo, con il dubbio pretesto di un'opera di conservazione e di restauro. Il progetto iniziale prevedeva la realizzazione di un mega stabilimento turistico, con tanto di supermercati, ristoranti, trenini per i turisti. Il progetto veniva chiamato, ironicamente, "Menhirland". Gli abitanti di Carnac, che per loro natura sono un popolo tutt'altro che mite, hanno reagito con una protesta guidata dall'associazione "Menhirs Libres", protesta che è divenuta sempre più dura con il passare del tempo. Si sono aggregati, hanno promosso petizioni, hanno fatto sit-in di protesta, occupazioni del sito megalitico, si sono fatti ricevere dalle prefetture interessate. Per i bretoni i Menhir sono presenze vive, non reperti da conservare in un museo. Le pietre erette fanno parte della loro storia e del loro scenario naturale, sono amate e rispettate, sono considerate elementi magici e terapeutici. Depositarie di un mistero che le rende ancora più degne di rispetto. Immaginiamo quindi come questo esproprio possa essere visto come una vera e propria profanazione. In questi tredici anni non sono stati pochi gli scontri con la polizia, uno dei quali, particolarmente violento, è avvenuto nell'ottobre 2002 davanti al Municipio di Carnac, dove un centinaio di cittadini si sono scontrati con i gendarmi, con feriti da entrambe le parti. La manifestazione era in risposta di uno sgombro appena avvenuto al sito del Kermario, dove il Collettivo Holl a Gevred (che in bretone significa "tutti insieme") aveva occupato il sito per 41 giorni per protestare contro la recinzione dei Menhir. Per noi del Laboratorio Musicale del Graal, i Menhir di Carnac hanno sempre rappresentato un importante riferimento e una fonte di ispirazione. E facile immaginare come nel nostro incontro con Céline Mary, presidente di Menhirs Libres, e il suo staff sia stato subito feeling. Persone magnifiche che impegnano la loro vita per combattere per ciò in cui credono, seguite da altre centinaia di persone che non si stancano di promuovere petizioni, organizzare banchetti, protestare presso le autorità. I cittadini di Carnac e la maggior parte dei bretoni sono schierati con loro. Dice Cèline Mary: "Questo luogo è sempre stato abitato ed ora lo Stato vuole trasformarlo in un museo. Questo significa togliergli la vita, spogliarlo di tutto. I Menhir sono sempre stati un luogo di vita e devono continuare ad esserlo per sempre." È stato naturale e spontaneo unirci alla protesta e farla nostra. Su incarico di "Menhirs Libres" Giancarlo Barbadoro ed io abbiamo portato il caso davanti alle Nazioni Unite, alla Commissione per i Diritti Umani di Ginevra, per dare visibilità ad un caso emblematico di violazione dei diritti di un popolo che da sempre lotta per conservare le sue radici culturali e per la sopravvivenza della sua identità. Il caso, da fenomeno locale è diventato internazionale. Nel marzo 2003 finalmente un cenno positivo: a seguito di una visita a Carnac del Ministro francese della Cultura, il progetto in atto veniva sospeso per stabilirne uno nuovo, ancora da stilare. Una prima vittoria che tuttavia non ha eliminato le griglie intorno ai Menhir. Nonostante i Menhir siano ancora recintati, nell'attesa che vengano finalmente liberati abbiamo partecipato anche noi alla protesta violando la legge ed entrando nella "zona proibita", gustandoci l'ebbrezza, dopo tanto tempo, di far musica in mezzo ad uno dei luoghi più sacri dei Celti. Quella che vi ho raccontato è una storia celtica, una piccola grande battaglia combattuta ancora una volta per la difesa di una tradizione che non vuole morire. E le grandi pietre, una volta di più, sono testimoni e insieme protagoniste degli avvenimenti, silenziosi custodi di un passato che va oltre la storia.
Rosalba Nattero
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